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Il film di Gilles Bourdos è ambientato nel periodo degli ultimi anni di vita del grande maestro impressionista, interpretato da uno straordinario e molto somigliante Michel Bouquet. Ormai da tempo Renoir è divenuto un ricco ed anziano maestro che conduce una vita appartata e ancora scandita dal lavoro quotidiano, nonostante gli atroci tormenti dovuti alla grave malattia ossea che lo affligge. A portare un giorno una ventata di freschezza nella produzione e nella vita del maestro è la giovane modella Andrèe (Christa Theret) caratterizzata da un corpo perfetto e da una indole ribelle che ha origine in un passato misterioso. Ad essa si aggiungerà ben presto l’altro co-protagonista della pellicola, il figliol prodigo Jean Renoir (Vincent Rottiers) bell’ufficiale dell’esercito, ferito nell’anima e nel corpo dall’esperienza della Grande Guerra a cui è tra l’altro ancora fortemente legato. Inevitabile e un pò scontato a questo punto, l’intreccio di una tormentata relazione amorosa di quest’ultimo con la bella Andrèe che nel suo svolgersi però non coinvolge ne convince a pieno. L’aspetto visivo, caratterizzato dalla cura particolare per la fotografia e le scenografie, è certamente il piatto forte di questo film. Particolarmente piacevole e accurata la ricostruzione dell’ambiente campestre con la sua luce particolare. Interessante anche il sovente richiamo al metodo di lavoro di un Renoir ormai molto anziano e sofferente che però dimostra ancora la stessa passione della gioventù per la pittura. Più deludenti e forse troppo frammentati i dialoghi, quasi perennemente lasciati in sospeso. Il commento musicale che sembra partire bene, nell’insieme non esalta ne emoziona, risultando adeguato solo a tratti.
Nel complesso un film discreto, forse dal ritmo un pò lento, ma del quale consiglio la visione soprattutto ai fan del pittore.